[Recensione] Call of Duty: World at War

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Kronos
view post Posted on 29/3/2010, 15:38




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A distanza di un anno dall’ottimo Modern Warfare la serie Call of Duty torna nell’ambientazione della Seconda Guerra Mondiale, rimettendosi per l’occasione nelle mani di Treyarch, lo stesso team di sviluppo del terzo capitolo a detta di molti inferiore a tutti gli altri sviluppati da Infinity Ward.

Con un capolavoro come Modern Warfare alle spalle l’occasione offerta a Treyarch per riscattarsi è sembrata sin dai primi tempi dopo l’annuncio del gioco come persa in partenza: ma i fortunati che hanno avuto modo di giocare alla beta (sulla quale trovate le nostre considerazioni qui) sanno che non è così e che World at War ha tutte le carte in regola per il successo.

Dopo l’arrivo ufficiale del gioco su quasi tutte le piattaforme compreso l’immancabile PC, andiamo a vedere cosa ha saputo tirare fuori dal cilindro Teryarch per far dimenticare il suo ultimo lavoro sulla serie.

Terapia e pallottole

Dopo la parentesi odierna di Modern Warfare, Call of Duty riprende dove i suoi precedenti 3 capitoli ci avevano lasciato, vale a dire nel bel mezzo del conflitto che a metà del secolo scorso coinvolse praticamente tutte le parti della Terra. Ben consapevoli di questo e dell’ormai inflazionata ambientazione, i ragazzi di Treyarch hanno pensato di offrirci la possibilità di affrontare all’interno della modalità singola la guerra da due diversi punti di vista: quello del soldato americano Miller, impiegato dalle forze alleate nel fronte del Pacifico contro i Giapponesi, e quello di Petrenko, militare russo impegnato prima a cacciare via dalla propria nazione gli invasori tedeschi e poi a partecipare alla corsa verso la conquista di Berlino verso la fine della guerra.

Differentemente ai precedenti capitoli della saga e al contrario similmente a quanto visto in Brothers in Arms: Hell’s Highway, altro FPS recente ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, World at War ci mostra la cruda realtà della guerra sin dai primi momenti, mettendoci nei panni di Miller e dei suoi malcapitati compagni catturati e torturati a morte dalle forze nipponiche: smembramenti, fiotti di sangue e urla di disperazione ci fanno praticamente compagnia per tutta la durata del gioco, alimentati anche dall’arma che anche il sottoscritto ha amato di più nella selvaggia giungla giapponese, vale a dire il lanciafiamme. Vero e proprio strumento di distruzione, ci vedrà impegnati in missioni studiate ad-hoc per il suo utilizzo che vanno dal ripulire cunicoli brulicanti di soldati nemici al bruciare alberi per tirare giù i cecchini su essi appostati: dal canto loro i giapponesi restituiranno il favore, effettuando talvolta dei veri e propri attacchi kamikaze (con tanto di “Banzaaaai” urlato a squarciagola) ma anche delle imboscate fingendosi morti, mettendo così il giocatore di vedere quanto anche per Americani e alleati la guerra sia costata sacrificio. Proprio i soldati kamikaze ci offrono lo spunto per parlare dei combattimenti corpo a corpo, nei quali una volta incastrati dai nemici potremo premere un apposito tasto (V per il PC) con cui salvarci la pelle, similmente a quanto effettuabile con le granate rilanciabili al destinatario nella stessa maniera.

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Sul fronte europeo invece ci ritroviamo a girare per le città distrutte dai bombardamenti, in particolare nella prima missione quasi completamente dovremo armarci di pazienza e mira dandoci all’arte del cecchino, vivendo dei momenti particolaremente duri quando dovremo affrontare quelli nemici da un palazzo all’altro, cosa ai livelli di difficoltà più avanzati davvero difficile e a tratti frustrante visto che mettere allo scoperto anche solo il naso può costarci la vita.

Le varie missioni sono inframezzate da filmati in parte composti da riprese storiche e in parte realizzati al computer, ovviamente destinati a spiegarci l’avanzamento delle nostre truppe e quindi della trama, compito in cui riescono più che bene bene, seppure lasciando qualche lacuna narrativa qua e là: la vera pecca della modalità singola è comunque la sua longevità, la quale probabilmente per quasi tutti non riuscirà a superare le 8 ore di gioco, anche se la possibilità di rigiocarla insieme agli amici è sicuramente un altro punto a favore.

L’intelligenza artificiale di nemici e compagni va avanti a fasi alterne, mostrandosi talvolta impietosa nei nostri confronti mentre altre volte ci ritroviamo a chiederci come abbia fatto miracolosamente il nostro avversario a mancarci a distanza di pochi metri. Un po’ di fastidio è inoltre dato dal concentrarsi dei nemici sul singolo giocatore, preferendolo il 90% delle volte come bersaglio rispetto ai compagni controllati dalla CPU, scelta sicuramente dettata dalla volontà di lasciare che noi siamo i protagonisti ma un po’ frustrante nel momento in cui ci si va a fidare di qualche amico appostato meglio di noi, che dal canto suo parteciperà alla cosa fregandosene beatamente di chi ci sta crivellando di colpi.

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Commento finale

Call of Duty: World at War è la riscossa che Treyarch ha saputo meritarsi dopo il deludente Call of Duty 3, dopo il quale avevamo etichettato forse troppo alla svelta questo team di sviluppo come non degno della serie rispetto a Infinity Ward. Per questo quinto capitolo i ragazzi hanno saputo mettersi le gambe in spalla imparando dai propri errori ma soprattutto dal lavoro altrui, senza per questo far risultare World at War un semplice Modern Warfare ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale.

La conservazione di alcuni difetti caratteristici della serie ci impedisce però di promuovere a pieno voti questo titolo, di cui probabilmente se gli sviluppatori avessero osato di più staremmo parlando come di un capolavoro: resta comunque un ottimo gioco basato su delle altrettanto ottime meccaniche, valido per chi vuole cambiare aria dopo essersi fatto scorpacciate di Modern Warfare durante l’ultimo anno.


Recensione Scritta Da Rosario Si Ringrazia Per Le Immagini GamesBlog
 
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Rambo1991
view post Posted on 29/3/2010, 17:23




veramente ottimogioco, soprattutto la modalita online
 
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1 replies since 29/3/2010, 15:38   355 views
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